Il 95% dei tumori primari del pene sono Carcinomi a Cellule Squamose (CCS), il sarcoma di Kaposi è responsabile del 3%, e il restante 2% comprende forme più rare quali il basalioma, il melanoma e il sarcoma.

Epidemiologia

È un tumore raro, e rappresenta l’1% di tutti i tumori dell’uomo. L’incidenza nel mondo è in diminuizione, colpendo soprattutto uomini anziani.
Il carcinoma squamoso del pene è più diffuso in alcune aree geografiche. In particolare risulta esserci una maggiore prevalenza in Asia, Africa e Sud America. Il Brasile detiene la più alta incidenza di tumore al pene nel mondo (10-20% dei tumori che colpiscono gli uomini).
Il 50-90% dei casi di tumore al pene sembra essere associato all’infezione del Papilloma Viurs Umano (HPV).

Sintomi e Segni

La manifestazione iniziale più comune è un bozzetto duro non doloroso sul glande del pene. Dal 15 al 50% dei pazienti ritardano per più di un anno a farsi visitare per paura, vergogna o semplice ignoranza. La lesione può anche sanguinare, e spesso il sanguinamento viene erroneamente confuso con sangue nelle urine (ematuria).  Raramente si può manifestare con una massa a livello inguinale o ritenzione urinaria.

Diagnosi

All’esame obbiettivo, si presenta come una massa solida o un’ulcera non dolente sotto o sul prepuzio. Di solito la lesione presenta segni di infezione.  Nei casi di malattia avanzata, il prepuzio, il glande, il corpo del pene, lo scroto o anche il perineo possono essere sostituiti dalla massa tumorale. Viene eseguita una biopsia della lesione per confermare la diagnosi e decidere la migliore linea di trattamento.
Ulteriori esami servono per studiare l’estensione della malattia a livello locale e sistemico. Viene prescritta una TC toracica e addominale per studiare i polmoni, il fegato, le pelvi e i linfonodi pelvici. La risonanza magnetica può aiutare a capire il grado di infiltrazione della massa maligna.
È di norma prescrivere alcuni esami del sangue come il calcio sierico e enzimi di funzionalità epatica per monitorare lo stato generale del paziente.

Terapia

Il trattamento di prima linea per il tumore del pene è chirurgico. L’estensione dell’intervento dipende dall’estensione della malattia: da un intervento di circoncisione per rimozione di lesioni sul glande a interventi parzialmente demolitivi con tecniche di ricostruzione, a amputazioni totali di pene e scroto.
Se la malattia si è diffusa ai linfonodi inguinali o pelvici, l’intervento al pene deve essere seguito da una rimozione dei linfonodi (linfadenetcomia).
Alternative all’intervento chirurgico sono applicazioni topiche di preparati a base di 5-Fluorouracile (solo per carcinoma in situ) a ablazione con il laser, crio-ablazione, radioterapia o brachiterapia. Tuttavia, con le tecniche sopramenzionate, il rischio di recidiva è del 30-50%.
Dopo l’intervento, il paziente deve essere seguito ogni 2-4 mesi, per monitorare e eventualmente trattare possibili recidive locali di malattia (nel 15-25% dei casi).